L’ INVENZIONE DEL PASSATO

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L’ARCHEOPARK DI CASTEL MADAMA

di Giuseppe Strappa

in «Corriere della Sera» del 30 ottobre 2012

Risalendo la valle dell’Empiglione sotto Castel Madama, se appena ci si allontana dalla provinciale, appaiono, poderose e solitarie, le rovine dell’Anio Novus.  Non un turista turba la quiete delle arcate abbandonate.  In questa forma, silenziosi e divorati dalla vegetazione, dovevano comparire gli acquedotti romani ai viaggiatori del Grand Tour: a Goethe, a Schinkel, a de Brosses. Ma il fascino romantico dell’architettura che lentamente ridiventa natura è pagato a caro prezzo. Ogni anno si perde un po’ di questo patrimonio, ogni anno qualche piccolo crollo ne riduce la consistenza.
Se si prosegue lungo l’Empolitana, s’incontrano i resti abbandonati di antiche ville rustiche terrazzate, cisterne, fabbriche di mattoni, rovine di insediamenti misteriosi come Saxula, fino ad arrivare a Trebula Saffenas, di cui racconta Plinio.
In questi luoghi, tra tante vere testimonianze del passato in abbandono, la proposta di costruirne di false sembra surreale. Eppure ai bordi della strada, all’altezza di Colle Passero, è in progetto un nuovissimo villaggio neolitico con tanto di laghetto artificiale.
Il fenomeno potrebbe avere aspetti interessanti.  Sull’invenzione del passato ogni epoca si è esercitata a suo modo e le nuove costruzioni potrebbero scatenare inedite interpretazioni sociologiche sul rapporto contemporaneo tra mercato, memoria, luogo… Del resto la stessa Stonehenge è, in gran parte, la creazione appassionata del colonnello William Hawley che all’inizio del ‘900 risistemò le enormi pietre secondo un disegno che, oggi, di fronte al business che il sito rappresenta, nessuno si sogna di contestare.
Ma il progetto nostrano, che mostra bambini spensierati tra cottage preistorici in stile Tudor, ricorda piuttosto la bizzarra proposta del sindaco di Pompei di costruire terme e domus finte accanto a quelle vere che cadono a pezzi.  Eppure il programma va avanti: il TAR ha respinto lo scorso aprile il ricorso di un gruppo di cittadini e la Regione Lazio ha appena approvato la variante al PRG che potrebbe consentire l’intervento.
Certo, la società Archeopark che lo propone, nascente Ikea dell’archeologia, fa il suo mestiere. Ha già realizzato con successo, peraltro, un villaggio neolitico vicino a Brescia dove è possibile “rivivere la preistoria alla scoperta degli antichi Camuni e delle genti padane”. Quello che sembra inaccettabile è, invece, l’incapacità politica di coordinare investimenti privati e pubblici in operazioni che non siano solo una perdita per l’ambiente.
Gli acquedotti e le ville romane sono tra le immagini di maggiore attrazione nella divulgazione globale dell’antico. Non potrebbe il loro restauro essere la nuova risorsa economica dell’area? Un grande parco archeologico vero, unico e irripetibile, con percorsi tematici, strutture museali, ricettive, di accoglienza che creino nuovi posti di lavoro e forniscano un’alternativa al turismo della Capitale, quello rapido che in tre giorni riempie i visitatori di troppe immagini per la memoria e le strade di un fiume di torpedoni.

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