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LA METROPOLI FRUGALE

geronimo

di Giuseppe Strappa
in “Corriere della Sera” del 12 febbraio 2010

Un’intera letteratura, dai libri di fantascienza ai testi di design, aveva predetto che l’abitazione del domani avrebbe diffuso un lusso tecnologico con al centro l’uomo-consumatore. E invece si è capito anche da noi, come da tempo in altri paesi, che il futuro consisterà nel risparmio, in un riciclaggio totale, dai rifiuti al patrimonio edilizio. Nell’architettura di una metropoli «frugale».

Pensavamo che la casa del 2000 sarebbe stata governata da computer e pulsanti. E invece la nostra odissea comincia nello spazio della cucina invaso dalle buste: per la plastica e il vetro, per la carta, per l’«umido».

Guardo desolato la mia spazzatura e penso che non ci sono robot, che siamo tornati a consegnare i rifiuti a mano secondo i giorni e le ore dettati dalla raccolta differenziata: una busta a via delle Zoccolette, una a piazza Farnese, una davanti al Monte di Pietà.

Eppure questi sono i primi segnali, nella vita di tutti i giorni, di un fenomeno epocale che cambierà, nei prossimi anni, il nostro modo di abitare non solo la cucina ma tutta la casa, la città, la stessa terra.

Forse si sta per realizzare, in forme inattese, il sogno degli utopisti che immaginavano un mondo nuovo ed estremo fondato sul saggio impiego delle proprie risorse.

Come Paolo Soleri, il novantenne architetto visionario dell’«evoluzione cosmogenica» che ha costruito Arcosanti, piccola città iniziatica nel deserto dell’Arizona dove vive in organico equilibrio con l’ambiente. O Hassan Fathy, i cui magici villaggi, captando i venti e impiegando sistemi tradizionali di risparmio energetico, resistono alla perfezione, da oltre mezzo secolo, al torrido caldo egiziano.

È anche per merito di questi solitari profeti che tutto sta cambiando.

Così quei secchi di spazzatura in cucina potrebbero diventare perfino il seme di una nuova idea di bellezza: non quella delle cattedrali dello spreco, delle architetture tanto inutili nelle forme quanto spettacolari nei costi, ma quella dell’uso sapiente della natura e delle cose, della casa sobria, monade immersa armonicamente nel flusso delle energie universali. E forse capiremo di nuovo la poesia che contengono le cose essenziali e necessarie: la bellezza della frugalità.