Tag Archives: Paolo Carlotti

lettura e progetto di via della lungara

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Direttore
Giuseppe Strappa (presidente del C.d.L. SAC)

Tutors
Alessandro Camiz
Paolo Carlotti
Giancarlo Galassi

Visiting critique

Tom Rankin (coordinatore California Polytechnic State Institute, Rome Program in Architecture)
Marco Maretto (Università degli Studi di Parma)

Sopralluogo
sabato 18 giugno 2011 h 11.00 – via della Lungara, davanti a S. Giacomo alla Lungara

Lavoro in aula
lunedì 20 – mercoledi 22 giugno 2011
h 9.00-19.30 Aula 7
Facoltà di Architettura, sede di Valle Giulia
via A. Gramsci 53, Roma

Coordinamento
Alessandro Camiz

Segreteria
Endriol Doko, Federico Zini, Marta Zappalà

Corso di Laurea in Scienze dell’Architettura e della Città – SAC

Laboratorio di Lettura e Progetto dell’Architettura – LPA

Laboratorio di progettazione 2A, AA 2010/2011, Prof. G. Strappa

IL TESSUTO COME TESTO

PRESENTAZIONE DI GIUSEPPE STRAPPA DEL LIBRO: PAOLO CARLOTTI, STUDI TIPOLOGICI SUL PALAZZETTO PUGLIESE, BARI 2011

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Un diffuso pregiudizio vuole che le condizioni del progetto contemporaneo, con le sue incertezze e complessità, rendano inattuali studi come quello di Caratteri morfologici e tipologici dell’architettura che contengono, nel proprio statuto, l’assunto fondamentale che la realtà costruita si modifichi secondo processi indagabili scientificamente con gli strumenti stessi del progettista.
Gli infiniti esiti concreti di queste trasformazioni, non potendo essere irrigidite in formule interpretative semplici (corrispondendo al flusso della vita che scorre nei tessuti dell’organismo urbano e ne modifica i caratteri) sembrano giustificare la rinuncia ad una lettura disciplinare finalizzabile al progetto.
Ma se è vero che l’accelerarsi delle modificazioni rende difficile cogliere la durata dei fenomeni, distinguere l’effimero dalle modificazioni più durature e profonde, è anche vero che l’architettura, nella sua essenza di materia provvisoriamente trasformata e segnata dall’uomo, è sempre stata il luogo di un equilibrio instabile dove gli edifici, i percorsi, i tessuti costituivano, e costituiscono ancora, uno stato di passaggio tra costruzione, trasformazione e rovina.
Non è mai esistita, in altre parole, una città medievale, rinascimentale, barocca, così come ci viene trasmessa dai testi di storia. Queste città, i cui disparati elementi e strutture vengono oggi restituiti in armoniosa forma sincronica, erano in realtà materiali in movimento, cantieri sempre aperti di chiese, palazzi, case, tessuti nei quali era difficile per l’abitante, proprio come accade oggi, cogliere i reciproci rapporti di necessità, i segni di una segreta organicità in formazione.
Eppure ostinate mitologie continuano a leggere il nostro paesaggio costruito come luogo di inedite discontinuità, di nuove, insondabili frammentazioni, di nomadismi incontrollabili: un magma senza struttura che può essere colto, ormai, solo con gli strumenti delle arti visive, della sociologia, delle scienze della comunicazione. Certo, la città contemporanea è anche questo. Ma è lo strato superficiale che va tolto per vedere quale siano i reali processi in atto. E noi crediamo che la fuga in altre discipline, ciclicamente ricorrente nella storia delle nostre facoltà in quest’ultimo mezzo secolo, sia, in questo senso, un’evasione dalle nostre responsabilità e, in fondo, un atto di sfiducia nell’architettura.

I corsi universitari, almeno quelli che riguardano le discipline di progetto, hanno il dovere di fare i conti con le condizioni al contorno in cui vengono svolti, se davvero non vogliono essere semplici dispensatori di informazioni. E nel contesto attuale mi sembra, per quanto detto, che il principale compito dei corsi di Caratteri debba essere proprio quello di aiutare lo studente a riconoscere che la realtà costruita non è un territorio vago e indecifrabile nel quale l’architetto interviene dando una sua, personale interpretazione delle cose.  Questi corsi dovrebbero indicare gli strumenti razionali e aggiornati di lettura dei processi in corso e, per quanto possibile, proporre le condizioni di eventuali, nuovi equilibri pertinenti al momento storico e alle condizioni di crisi che stiamo vivendo.
Il palazzo ottenuto da rifusioni di unità dell’edilizia di base, oggetto di questo testo e degli utilissimi sforzi attraverso i quali Paolo Carlotti ha guidato i suoi studenti, è uno degli argomenti didatticamente più fertili per avviare i futuri  architetti alla comprensione dei processi che, nella realtà costruita, portano alla formazione dell’edilizia specialistica.
Insegna come la storia ci tramandi edifici splendidi nella cui costruzione l’architetto ha operato scelte personali raccogliendo il lascito della storia. Dove il suo contributo critico, tuttavia, non partiva tanto dai presupposti individualistici dell’espressione, ma partecipava, soprattutto, attraverso un’acuta comprensione della realtà, di scelte tanto condivise da divenire tipiche. La storia del palazzo di rifusione trasmette in forma operante, cioè, l’idea che l’architettura sia arte, ma un’arte particolare e difficile: l’arte della memoria, l’arte del costruire, l’arte di immaginare una città futura nella quale l’uomo si riconosca e della quale si senta partecipe.
In questo le architetture pugliesi indagate nelle pagine che seguono (sorte ad  Altamura, Barletta, Bitonto, Modugno, Trani) hanno non solo un fascino straordinario, ma un’utilità indiscutibile per quel carattere fortemente plastico e lapideo che lascia leggere, come un testo di didattica chiarezza, il racconto delle proprie trasformazioni. E come in un testo classico, è bene che gli studenti vi imparino i fondamenti della lingua. Non perché si debba, oggi, parlare latino o greco, ma perché senza la buona conoscenza delle radici, ogni lingua, anche in architettura, verrà usata male e poco amata.

RIPENSARE IL CASILINO 23

workshop

RIPENSARE IL CASILINO 23
WORKSHOP INTERNAZIONALE DI RIPROGETTAZIONE URBANA

ASSOCIAZIONE CULTURALE CASALE GARIBALDI
Facoltà di Architettura “Valle Giulia”
S.A.C. – Corso di Laurea in Scienze dell’Architettura e della Citta’
Laboratorio di Progettazione 2A, Prof. G. Strappa A.A. 2009/2010
Con il Patrocinio della Consulta dei Beni Culturali dell’Ordine degli Architetti P.P.&C. di Roma e Provincia

Giovedì 17 giugno ore 9,00
– Presentazione del workshop
– Lavori dei seminari
Venerdì 18 giugno h. 9,00
– Lavori dei seminari

Dal Casilino 23 a villa de Sanctis
Venerdì 18 giugno 2010, ore 18.00
ASSOCIAZIONE CULTURALE CASALE GARIBALDI
Via Romolo Balzani, 87 (Villa De Sanctis) Roma
Saluti: Giammarco Palmieri (Presidente, Municipio Roma 6)
Sandro Sanguigni (Assessore all’urbanistica, Municipio Roma 6)
Pino Bendandi (Presidente Associazione culturale Casale Garibaldi)
Coordina: Giuseppe Strappa (Presidente del corso di Laurea in Scienze dell’architettura e della città, Facoltà di Architettura “Valle Giulia”)
Intervengono: Marco Corsini (Assessore all’urbanistica, Comune di Roma)
Francesco Coccia (Direttore Dip. XVI – Politiche per lo sviluppo e il recupero delle periferie, Comune di Roma)
Daniel Modigliani (Dirigente ATER, Comune di Roma)
Tom Rankin (Coordinatore California Polytechnic State Institute Rome Program in Architecture)
Alessandro Camiz (Direttore del seminario “Architettura e Città“)
Paolo Carlotti (Direttore seminario, Laboratorio di Progettazione 2)

Ingresso libero, la cittadinanza è invitata
A cura di:
Alessandro Camiz

alessandro.camiz@uniroma1.it
3388713648 Lpa
Laboratorio di Lettura e Progetto dell’Architettura

V. anche
Camminare Roma
X Uscita 17 Giugno 2010

L’architettura religiosa in un libro di Strappa

La presentazione

L’architettura religiosa in un libro di Strappa

in “Corriere della Sera” del 26.05.2009

Il tema dell’architettura religiosa è tornato di grande attualità. Anche a Roma si costruiscono nuove chiese, veri poli urbani in quartieri spesso degradati che pongono, anche, il problema di cosa significhi un edificio per il culto nel mondo contemporaneo. Giuseppe Strappa, architetto e ordinario di progettazione, tenta di dare una risposta con un libro, «Edilizia per il culto» (Utet, Torino) che ha la forma e l’ambizione di un vero trattato. Tesi di fondo è che ogni chiesa, sinagoga o moschea costituisce anche un «organismo » del quale occorre comprendere, soprattutto, il processo formativo. In un periodo in cui l’architetto, anche nei temi religiosi, è ossessiona¬to dalle mode, Strappa sostiene che si è originali solo riscoprendo l’origine delle cose, le radici dalle quali le forme hanno inizio. L’opera verrà presentata oggi a Valle Giulia da un esperto del tema come Paolo Portoghesi. Il grande storico e architetto romano non è, infatti, solo autore di importanti architetture religiose, dalla Chiesa della Sacra Famiglia a Salerno alla Moschea di Roma, ma si è posto, tra i primi, il problema della crisi del progetto contemporaneo, dello smarrimento dell’uomo di fronte a un mondo costruito che non sa più leggere e, quindi, trasformare con coerenza.

Alle 18, Aula Magna della Facoltà di Architettura «Valle Giulia», via Gram¬sci 53

Il libro viene presentato oggi pomeriggio alle 16 a Valle Giulia da un esperto del tema come Paolo Portoghesi, in primo piano nella foto qui sopra insieme a Giuseppe Strappa