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Avvisi

CASILINOVENTITRE

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Sapienza Università di Roma – Facoltà di Architettura “Valle Giulia”
Dipartimento di Architettura e Costruzione
Lpa laboratorio di Lettura e Progetto dell’Architettura

CASILINOVENTITRE

Saluti: Livio de Santoli (Preside Facoltà di Architettura “Valle Giulia”)
Richard V. Moore (Direttore Dipartimento Architettura e Costruzione)
Introduce: Giuseppe Strappa (Direttore del Laboratorio di Lettura e Progetto
dell’Architettura)

Conferenza:

Roberto Maestro (Università degli Studi di Firenze)

Il piano raccontato da uno degli autori

Coordina: Alessandro Camiz (Direttore del seminario “Architettura e Città”)
Intervengono: Giammarco Palmieri (Presidente sesto Municipio, Roma)
Sandro Sanguigni (Assessore all’Urbanistica, sesto Municipio, Roma)
Benedetto Todaro (Coordinatore scientifico PRIN “Riqualificazione e
aggiornamento del patrimonio di edilizia pubblica”)
Francesco Coccia (Direttore Dipartimento XVI – Politiche per lo sviluppo e il
recupero delle periferie, Comune di Roma )
Giovanni Carapella (Presidente Commissione Lavori Pubblici, Regione
Lazio)
Alessandro Franchetti-Pardo (Laboratorio di progettazione 2C)
Alfonso Giancotti (Laboratorio di progettazione 2B)
Claudio Romano (Presidente comitato di quartiere “Villa De Sanctis”)
Lunedi 18 gennaio 2010, ore 11.30
Aula Fiorentino – Facoltà di Architettura
“Valle Giulia” Via Antonio Gramsci 53, Roma
Organizzazione: Alessandro Camiz
alessandro.camiz@uniroma1.it
http://w3.uniroma1.it/lpa

CENTENARIO DELLA NASCITA DI LIBERA

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di Giuseppe Strappa

in «Corriere della Sera» del 1.10.2003

Mentre vanno tramontando le teorie dei maestri del movimento moderno e il loro insegnamento si stempera in citazioni rituali, riemerge in tutta la sua limpida, durevole classicità l’opera di Adalberto Libera, architetto nato nel Trentino ancora austroungarico e autore di opere esemplari della modernità romana: le Poste di via Marmorata (con De Renzi), i villini in viale della Vittoria ad Ostia, il Palazzo dei Congressi all’EUR, l’Unità di abitazione al Tuscolano, il cinema Airone (con Calini e Montuori).
E’ dunque da salutare come un grande evento la notizia che, per iniziativa della direzione del DARC, il prezioso archivio Libera, da anni custodito presso il Centre Pompidou di Parigi, tornerà a Roma in occasione del centenario della nascita dell’architetto. I suoi nitidi disegni mostrano una ricerca artistica, capace ancora di celebrare la classicità come patrimonio collettivo che chiede la rinuncia alle pulsioni private: non il monologo solitario di un grande architetto ma, in qualche modo, il prodotto di un’intera generazione.
Un’estremo sforzo di rinnovamento che sembra voler differire la rottura, da tempo inevitabile, dell’armonia classica finendo per  produrre, tuttavia, un’architettura originale proprio perché risale all’origine delle cose, al processo formativo degli edifici che traduce in espressione immediata: forme nuovissime che, fin dal loro apparire, sembrano essere sempre esistite.
Lo spirito classico di Libera, scriveva Gio Ponti, “riconduce tutto, con l’intervento visibile di una volontà e d’una energia, ad un risultato di semplicità, d’unità, ad una eliminazione di complicazioni”. E, in realtà, suo capolavoro, il Palazzo dei Congressi all’EUR, è forse l’ultima opera autenticamente moderna capace di interpretare appieno l’essenza della nozione antica di organismo. La folgorante soluzione della doppia parete della sala congressi risolve qui, con un solo gesto costruttivo, il problema di annodare lo spazio centrale, contenere scale e ascensori, sostenere nella maniera più razionale il trionfo della grandiosa copertura metallica. Allo stesso modo nelle antiche basiliche la gerarchia delle navate collaborava, unitariamente, alla stabilità dell’edificio, all’unità degli spazi, all’integrazione delle funzioni.
Le opere di Libera sono, dunque, “invenzioni” nel senso etimologico del termine, forme incontrate, che l’intelligenza rielabora nella rilettura delle regole sorgive dell’architettura, modernamente depurate dal gravame di ogni dettaglio inessenziale, distillate in puro ritmo e volume.
Due grandi mostre, organizzate dal DARC e dall’Ordine degli Architetti di Roma, celebreranno nei prossimi mesi, insieme, la ricorrenza e l’avvenimento.
Sarà l’occasione per riflettere sui disegni del maestro trentino, non solo perché documentano il formarsi di una delle espressioni più autentiche della nostra modernità, ma anche perché, riletta ad oltre mezzo secolo di distanza, la sua epica difesa dell’unità, continuità, razionalità della forma, fornisce il metro col quale misurare l’attuale disgregazione della lingua e il culto contemporaneo di ogni diversità, dell’informe affrancamento da ogni regola.

FREGENE E LA DISTRUZIONE DEL PAESAGGIO

Il disastro normalizzato di Fregene

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di Giuseppe Strappa

in «Corriere della Sera» del 08.11.09

Qualche giorno fa gli agenti della Polizia ambientale e forestale, su provvedimento del tribunale di Civitavecchia, hanno posto i sigilli su quaranta abitazioni costruite tra il lungomare di Fregene e viale Viareggio per “lottizzazione abusiva in aree a tutela paesaggistica”.
Il balletto dei ricorsi è solo iniziato, tra accertamenti di responsabilità e verifiche di sub deleghe, ma fin d’ora colpiscono due aspetti della vicenda.
Il primo è l’esiguità dei provvedimenti rispetto alla vastità delle distruzioni in atto, perché l’intera località sembra colta, da tempo, da un’inarrestabile attività costruttiva.
Certo, quegli ultimi resti di un paesaggio selvatico calpestati dalle volgari villette sequestrate, colpiscono l’occhio ed il cuore. Ma anche le più composte costruzioni che spuntano come funghi nelle aree verdi finiscono per dare un poderoso contributo alla rovina del paesaggio. E qualora fosse provato che tutte hanno rispettato le procedure, i piani, le norme, la contraddizione emergerebbe in tutta la sua allarmante evidenza: l’obbiettiva, progressiva, inaccettabile distruzione di uno straordinario patrimonio naturale sarebbe stata compiuta nel pieno rispetto delle leggi.
Il secondo aspetto che preoccupa di questa vicenda è l’assenza di proteste, la “normalizzazione” del disastro.
L’assalto alle coste ha, da noi, una tradizione antica. Ma decenni di battaglie civili hanno dimostrato, almeno, come fosse chiaro il confine tra profitto privato e diritti dei cittadini. Da allora qualche cosa sembra cambiato nel profondo delle coscienze. Anni di condoni e di incertezza del diritto hanno minato quelle verità. Lo stesso termine “speculazione edilizia” è divenuto un relitto linguistico. Perché, del resto, non posso costruire una villetta in un’area protetta? Quando lo Stato finirà per darmi ragione o, almeno, per perdonarmi con una strizzatina d’occhio?
C’è voluto un esposto di Italia Nostra e quasi due anni d’indagini del pubblico ministero Pantaleo Polifemo per fermare, per ora, lo scempio. Ma, nel sonno delle coscienze, vedremo come andrà a finire.