Category Archives: saggi e articoli
esami laboratorio di progettazione 3a prof. G. Strappa
gli esami del laboratorio di progettazione 3a del prof. G. Strappa
si terranno come da calendario nei giorni
27/01/2012 ore 11.00 aula 15
10/02/2012 ore 9,30 aula 15 (con caratteri)
24/02/2012 ore 11,00 aula 15
per sostenere l’esame, previa revisione di approviazione del progetto con assistente e professore con tutte le tavole stampate (preesame), occorre registrarsi sul portale INFOSTUD
https://stud.infostud.uniroma1.it
si raccomanda per l’esame di leggere il libro del professore
si ricorda di portare all’esame il book/le tavole di tutte le esercitazioni e degli schizzi preparatori e di consegnare, per una eventuale mostra dei lavori, un DVD o CD ROM contenente tutte le tavole d’esame nel loro formato (A1), non i DWG di autocad o il PDF, ma una immagine raster della tavola in formato JPEG rgb a colori (300 dpi) e scrivendo sulla copertina il proprio nome, corso, seminario, titolo progetto, email e telefono.
IL NUOVO NELL`ANTICO (testo conferenza di I. Mendaro Corsini)
“IL NUOVO NELL`ANTICO” testo della conferenza dell’architetto Ignacio Mendaro Corsini
Credo che in tutti i progetti ci sono due variabili fondamentali
La prima, che abbiamo chiamato il LUOGO, IL CONTESTO…
La seconda è il suggerimento della FUNZIONE…
Queste due componenti sono i dati chiarissimi che CI segnano un percorso sicuro, e che mischiate con le nostre ossessioni, fanno la nostra architettura.
L`análisi della funzione, e del luogo, è fondamentale.
Questa análisi contiene i dati per la architettura.
Che alla fine è quello che cerchiamo.
Racconterò …
la risposta al luogo del Palazzo dei Congressi di tarragona e l`archivio di toledo.
01. Palacio de Congresos en Tarragona.
La domanda del luogo cerca di rispettare e risolvere il problema urbano Della città, la architettura doveva occupare una cava di pietra esistente facendo città ma senza manifestarsi.
La sua copertura doveva essere transitabile e essere capace di collegare il salto topografico di 20 metri tra due parti differenti della città.
L’ esistenza di un parcheggio doveva essere assorbito come proprio dal palazzo,
La funzione ci suggerisce uno spazio statico.
Il Ricordo di ROMA e l`OSSESIONE PER LO SPAZIO PROVOCA LA FOLLIA DEGLI ARCHI, che sistematicamente si appoggiano sulle pareti della cava.
Il materiale: sempre il MATTONE
E LA FORZA DELLA PIETRA DEVE RIMANERE.
02. Il Claustro del Palazo Ducale di Medinaceli
Una picola citadina en el centro de la españa, ciudad protegida de origen romano, un palacio ducal abandonado, con un claustro renacentista del 1600 apunto de la ruina, se elige mantener la piedra degradada y sujetarla con una losa de hormigón de color que reparte la carga.
Todo queda preparado para una terminación posterior.
La vejez de la piedra es un valor añadido que no debe perderse
03. archivio en Toledo
La distruzione di una parte di un convento lascia uno spazio aperto che deve riscostruirsi.
La ossesione è valorizzare lo spazio nei percorsi e nella permanenza.
… E LA VOLONTÀ DI DARE AL CAOS UN ORDINE DI FONDO.
Il muro come invariante Della architettura conventuale e difensiva di toledo, si trasforma in trasparenze suggerenti verso spazi interni,
e si costruisce di cemento perchè è resistente, e si manifesta del colore di toledo, perchè è verità e non si vergogna.
Si preoccupa di valorizzare quello che è importante della immagine della chiesa e manifestarsi come un basamento con trasparenze suggerenti.
04. Un deposito dell`Acqua en Coria
Nella campagna vergine un intervento ISOLATO, piccolo ma significativo.
Si trata di un deposito dell`acqua che deve stare 30 metri dal suolo.
Dopo aver preso in considerazione la posibile componente scultorica di un deposito, abbiamo deciso eliminare il capriccio e lasciare che la logica industriale configurasse l`architettura.
Ignacio Mendaro Corsini, Roma, gennaio, 2012
IL NUOVO NELL’ANTICO: conferenza dell’architetto Ignacio Mendaro Corsini
Dipartimento di Architettura e Progetto
Laboratorio di lettura e progetto dell ’architettura
Corso di Laurea in Scienze dell’Architettura e della Citta’
Laboratorio di Progettazione 3 Prof. G.Strappa
IL NUOVO NELL’ANTICO
conferenza dell’architetto Ignacio Mendaro Corsini
Introduce: Piero Ostilio Rossi (direttore DIAP)
Presentano:
Giuseppe Strappa
Lucio Altarelli
lunedì 16 gennaio 2012 h.15,00
Aula Fiorentino,Facoltà di
Architettura,sede di Valle Giulia
via A.Gramsci 53, Roma
Segreteria:Pina Ciotoli,Virginia Stampete,Alessandro Bruccoleri,Endriol Doko,Silvia Uras,Antonio Deretta,Stefania Virtu’
Organizzazione:
Alessandro Camiz
lpa@uniroma1.it
06 49919133
http://w3.uniroma1.it/lpa
PROTEGGERE I MONUMENTI. UN’IDEA DI RECINTO
G. STRAPPA
IN «CORRIERE DELLA SERA» DEL 15.02.2004
Si torna a proporre, anche su queste pagine con un bell’articolo del prof. Mario Sanfilippo, l’uso delle recinzioni per proteggere i nostri monumenti. L’argomento portato a sostegno delle cancellate è lo stesso da almeno un decennio: la loro presenza “storicizzata” nell’Ottocento, come nel caso esemplare del Pantheon.
Dando per scontato che in alcuni casi le recinzioni sono necessarie (per le emergenze, per i parchi, per le aree archeologiche), la volontà di difendere il singolo monumento contro la malvagità degli uomini, asserragliandolo in un museo a scala urbana, a me sembra un’utopia burocratica e vagamente folle.
Proprio le cancellate ottocentesche ne forniscono la dimostrazione. Esse rappresentavano la coerente conclusione di un processo di isolamento che tentava di abolire il passaggio del tempo, di restituire una forma originale del monumento astratta e mitizzata, depurata dalle incrostazioni della storia. Lo stesso pavimento del pronao del Pantheon, che ha destato tanta ansia di protezione, è stato messo in opera, nessuno sembra ricordarlo, nel 1885 (in sostituzione di un altro in mattoni, pure moderno) all’interno di un piano di restituzione delle forme antiche iniziato con la dolorosa demolizione delle trasformazioni barocche, dei campanili costruiti da Bernini, delle case medievali che vi si addossavano. Interrompendo così il rapporto con il tessuto nel quale il monumento era amorevolmente accolto e deformando il senso unificante dello spazio, cavo e glorioso, intorno al quale si avvolgeva la vita della città.
Dell’idea ottocentesca di monumento, marmorea e sepolcrale, le cancellate costituivano, dunque, l’esatta espressione simbolica.
Da allora la nozione di bene architettonico è molto cambiata: è divenuta dilatata e molteplice, si è estesa all’intero ambiente storico perché, soprattutto a Roma, il senso delle forme degli edifici risiede nel loro carattere di organismo, nella relazione tra membra della costruzione e città, nel flusso della vita che vi scorre.
Ma è cambiata, soprattutto, la scala dei problemi e con essa la nostra idea di tutela.
Prima della guerra, ad esempio, non esistevano danni dovuti alle polveri e ai gas prodotti dalla combustione di migliaia di motori, all’acido solforico che oggi trasforma, si è scoperto, interi strati di pietra in gesso. Un processo che si va accelerando e che rischia di distruggere in pochi decenni monumenti pure sopravvissuti a secoli di oltraggi.
Cambia così, parallelamente al territorio da proteggere, l’idea di recinto.
E si pone, con drammatica urgenza, la necessità di un progetto che affronti le cause (non gli effetti) dei problemi, che impieghi, alla scala urbana, nuovi recinti e nuovi limiti: alla pressione del traffico, del commercio incontrollato, delle trasformazioni edilizie, di un turismo aggressivo e volgare che guarda il Colosseo con gli occhi di Russell Crowe e trasforma il tessuto antico in un solo, grande locale per divertimenti. Con l’inevitabile indotto di rifiuti che invadono il pronao del Pantheon come in ogni altro angolo del nostro centro storico.